Questo libro tratta di molti argomenti diversi, alcuni più “sentiti” altri più “interni”.
 Mi è sembrato molto scorrevole e molto carino in quanto nonno Omar racconta tutta la storia
 con un linguaggio molto semplice e diretto.
 Belle le riflessioni più personali della protagonista e la lunghezza dei capitoli è equa: non
 sono né troppo lunghi né troppo corti e l’occhio non fa fatica a scorrere lungo le righe. Forse
 un maggiore approfondimento sul padre della protagonista avrebbe dato un pò più di sapore,
 ma avrebbe fatto divampare troppo i discorsi.
Ho letto questo libro in contemporanea ad un altro un pò più complesso e devo dire che
 sono riuscita a mantenere la mente ben in ordine. Anche dopo un paio di giorni di “stop” alla
 lettura del libro, si riesce a mantenere, con una certa attenzione, il filo del discorso.
 Secondo me questo libro è adatto sia ai ragazzi piccoli di prima media, sia a ragazzi un pò
 più grandi del biennio delle scuole superiori.
Questa storia cita molte date in un modo più efficace e carino dei libri di scuola e lo consiglierei a molte insegnanti come laboratorio per far apprendere i ragazzi.
 Mi aspettavo un finale più lungo e meno sintetico, dato che nel libro è riportata la presenza
 di un nuovo personaggio. La donna che compare nella parte finale è un italiana che chiede scusa ai morti in Etiopia e
 la sua breve storia è spiegata in una mezza pagina. Sembra un finale non agganciato a tutta la parte precedente del libro.
 Comparare il colonialismo all’egoismo è una bella trovata e forse è il pensiero che attira più l’attenzione nel primo capitolo.
Complimenti! É davvero un bel libro e spero di leggerne altri simili.
 
  
  
  
  
 

