Musica di sottofondo

da Giorgia Campolmi
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Le rivoluzioni non si fanno con gli eroi, ma con gli uomini. Si fanno se non ci sono soldati, ma fratelli. Ciò che diciamo stanotte verrà dimenticato, ma quello che faremo domani resterà in eterno.

E così è stato. Quello che i ribelli hanno fatto ha scavato nel tempo un simbolo, come un coltello conficcato nella corteccia di un albero, per concretizzare un messaggio da ricordare. E questa corteccia è la guerra. La musica di sottofondo di un circolino frequentato solo da vecchietti, la colonna sonora di un film appena uscito al cinema, la canzone del proprio cantante preferito sparata negli orecchi alle 8 di mattina per svegliarci. La guerra è quel suono costante, di variabile intensità, che non ha abbandonato i territori italiani per anni. É l’album rock n’ roll ascoltato nel campo.

La guerra è la serranda del negozio in paese che divide il mondo esterno da quello che c’è dentro.
La guerra è una serranda tirata giù da pochi, ma sollevata con lo sforzo di tanti, troppi. É la pistola nella mano della piccola Ester. É la ferita di Zama e le mani di Cosetta che la coprono. È il senso di appartenenza provato da Astolfo quanto sta con al campo con i ribelli, dove l’aria sembra meno pesante, e il futuro un po’ più promettente.

In questo clima, viene combattuta la guerra. Ma i combattenti non sono soldati, sono le persone. Persone che hanno ancora speranza. Persone che non sanno cosa fanno, ma ne sanno il perché, e hanno bisogno di agire, e di ricordare.

Il ricordo è un filo conduttore del libro, che va di pari passo con il racconto.

Dobbiamo saper vedere con chiarezza questi tempi così strani, e raccontarli, perché tra qualche decennio non si diventi prigionieri di una retorica che ci rappresenti come formazioni di purissimi eroi. No, noi siamo quello che siamo.”

Loro sono noi. Sono un gruppo di individui spaventati, coraggiosi, avventurieri, o egoisti.

Marco Ponti e Christian Hill hanno, a mio avviso, fornito un ritratto immaginario di una realtà passata, facendo uso di uno stile semplice e privo di abbellimenti superflui, spoglio come lo era la vita in guerra. Il ritmo veloce e rapido della narrazione riporta in modo efficace la rapidità che una situazione come quella vissuta dai personaggi richiedeva.

Tuttavia, sono rimasta tristemente delusa dalla precaria presenza del tema musicale che spicca dal titolo del libro. Mi aspettavo di trovare un intreccio molto più marcato della musica con i personaggi, che invece si limita ad alcuni spruzzi sporadici.

Ciò non mi ha comunque privata dall’apprezzare la lettura che, nel complesso, è risultata piacevole e scorrevole, densa di emozioni che trasudano dalle parole.

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