” Far fiorire le ferite ” di Delphine Pessin è un romanzo delicato e toccante che esplora l’inaspettata amicizia tra due donne di generazioni diverse, unite dalle cicatrici della vita. La protagonista diciassettenne, Capucine, porta con sé il peso di un passato doloroso e una costante ansia, che esprime attraverso una collezione di parrucche colorate. Inizia uno stage in una casa di riposo dove incontra Violette, un’anziana signora all’apparenza burbera e riservata, ma con un passato vivace e un segreto inconfessato. Nonostante la differenza d’età e i caratteri apparentemente opposti, tra Capucine e Violette nasce un legame profondo e sincero. Attraverso il rispetto e la complicità, ognuna aiuta l’altra ad affrontare le proprie ferite, trasformando le debolezze in forza e ritrovando fiducia nel futuro. Il romanzo affronta temi importanti come la perdita, l’accettazione di sé, la ricostruzione dopo il dolore, il perdono e la bellezza delle relazioni intergenerazionali. La scrittura di Pessin è descrittiva e sensibile, capace di insinuarsi con dolcezza tra le pieghe dei sentimenti. Il titolo è molto evocativo: ho attraversato una fase difficile della mia vita e mi sembrava che niente potesse più crescere. Leggere di come le ferite, se accolte e comprese, possano in realtà diventare la base per una nuova fioritura, è stato quasi come ricevere un piccolo raggio di sole inaspettato. L’autrice ha uno stile molto delicato ma incisivo. Non cade mai nel banale o nel consolatorio a buon mercato. Anzi, ti spinge a guardare dentro, anche quando fa male, ma lo fa con una tale umanità che ti senti accompagnato, non giudicato. Mi ha colpito molto la sua capacità di intrecciare storie personali con riflessioni più ampie sulla resilienza e sulla trasformazione del dolore. Ci sono stati alcuni passaggi in particolare che mi hanno fatto fermare a riflettere. Uno, ad esempio, parlava di come spesso cerchiamo di “coprire” le nostre ferite, di far finta che non ci siano, quando invece accettarle e comprenderne l’origine è il primo passo per guarire davvero. Mi ha fatto pensare a quante volte anch’io ho cercato di fare così, di andare avanti senza dare spazio al dolore. Un altro aspetto che ho apprezzato molto è come il libro non offra soluzioni facili o ricette pronte all’uso. Invece, incoraggia un percorso individuale, un’esplorazione interiore unica per ognuno. Questo mi ha dato un senso di libertà, di poter trovare la mia personale via per far fiorire quelle ferite che sentivo ancora vive.
Certo, non è una lettura sempre leggera. Ci sono momenti che possono toccare corde sensibili, ma credo che sia proprio in quei momenti che il libro rivela la sua profondità e la sua capacità di connettersi con l’esperienza umana più autentica.
Il libro non mi ha dato risposte definitive, ma mi ha offerto nuove prospettive e, soprattutto, un senso di speranza. Mi ha ricordato che anche dalle esperienze più dolorose può nascere qualcosa di bello e di significativo. Un libro che, a mio parere, vale la pena di leggere, soprattutto se si sta attraversando un periodo di cambiamento o di guarigione.