Stiamo bene cosi

da Diana Maria Ciofu
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Recensione stiamo bene cosi

 

La vicenda inizia con le vacanze estive, durante le quali Marin, diciottenne, trascorre le festività natalizie nel dormitorio del campus universitario a New York, evitando accuratamente il ritorno a San Francisco, la sua città natale. Marin è una ragazza riservata, e anche la sua coinquilina sa di dover trattare con delicatezza, poiché Marin preferisce mantenere il proprio spazio e non condividere molto di sé. Neanche Mabel, la sua migliore amica di lunga data, comprende esattamente cosa sia accaduto e perché Marin sia fuggita così improvvisamente, senza spiegazioni. Ora, Marin si prepara ad affrontare un mese di solitudine, con l’opportunità imminente di rivedere Mabel per soli tre giorni. Questi tre giorni sono cruciali: Marin può scegliere di mostrarsi cambiata oppure di rimanere la stessa, ma ha l’opportunità di affrontare la verità e di chiedere ciò di cui ha bisogno.

La trama del libro è ben costruita e non rivela troppo. È definita e strutturata in modo appropriato, considerando anche la sua modesta estensione di poco più di duecento pagine. La mancanza di spiegazioni dettagliate su ciò che è accaduto a Marin suscita ulteriore interesse nel lettore, stimolandolo a scoprire i dettagli della storia. Tuttavia, questa mancanza potrebbe essere vista come un punto debole da coloro che preferiscono avere maggiori informazioni prima di immergersi in una lettura. Personalmente, trovo che questa scelta sia adeguata.

La copertina del libro è esteticamente piacevole e ricca di significato. Riproduce fedelmente l’immagine originale, mostrando la camera del dormitorio dove Marin risiede, con tonalità rosate che richiamano il colore associato alla protagonista. Sullo sfondo, l’azzurro e il nero rappresentano la spiaggia dove è cresciuta e dove si è svolto gran parte della sua vita. Lo sguardo di Marin rivolto verso quel luogo suggerisce già i temi trattati nella storia. Il titolo originale, “We Are Okay”, è stato adeguatamente adattato nella traduzione, contribuendo al complesso significato della narrazione.

Nonostante Marin faccia finta che tutto vada bene, la verità è diversa, e condividerla con gli altri potrebbe essere una soluzione, se solo non fosse così evidente che non è così. Personalmente, avrei sperato in una maggiore cura nella scelta del titolo, sia nella versione originale che nella traduzione, ma va bene così. L’ambientazione della storia si divide tra il passato a San Francisco e il presente a New York, con un contesto moderno, sebbene non estremamente contemporaneo. I personaggi sono pochi, concentrati principalmente intorno alla protagonista. Scopriamo il Nonno di Marin, con cui ha vissuto dopo la prematura scomparsa di sua madre, e la sua migliore amica Mabel.

Gli altri personaggi sono per lo più di contorno, come la signora del negozio di ceramiche, gli amici del nonno e i genitori di Mabel. Tuttavia, i due che ho menzionato saranno quelli con cui Marin avrà maggiormente a che fare, instaurando un rapporto di amicizia, familiarità e fiducia, che potrebbe essere doloroso e difficile da mantenere. Marin è una ragazza fragile e solitaria, che non ha mai avuto un rapporto particolarmente affettuoso con suo nonno, mantenendo ognuno i propri spazi e cose senza invadere l’altro. Al contrario, con Mabel, Marin condivide qualcosa in più rispetto a una semplice amicizia, ricordando con dolore, nostalgia e piacere la loro relazione. Nonostante il suo desiderio di studiare e conoscere il mondo, Marin avrebbe preferito farlo senza dover fuggire dalla sua vecchia casa.

Cosa è accaduto a San Francisco e cosa si cela dietro la sua fuga, oltre alla mancanza dei suoi punti di riferimento e di tutto ciò che considerava importante? Marin è un personaggio chiuso e riservato, ma ha molto da offrire al lettore, regalando preziosi ricordi e condividendo pezzi significativi della sua vita. Il fulcro di questa storia è la consapevolezza del dolore, del tradimento, della perdita e della solitudine. Si tratta di accettare ciò che è accaduto e trovare la forza e la resilienza per andare avanti, affrontarlo e accettarlo, al fine di crescere e migliorare.

Lo stile del volume è descrittivo ma scorrevole, con una narrazione in prima persona dal punto di vista di Marin. La lettura non richiede più di tre ore, considerando un ritmo moderato. La storia è divisa tra il passato e il presente, alternando capitoli ambientati a New York durante il periodo natalizio e a San Francisco durante l’estate, mostrando le differenze e gli eventi che hanno spinto Marin lontano da casa.

Il libro presenta una suddivisione temporale in “prima” e “dopo”, che ci permette di conoscere due versioni di Marin: quella felice e sicura di sé del passato, e quella nostalgica, ferita e tradita del presente. Queste due rappresentano le sfaccettature dell’adolescenza contemporanea, con i suoi alti e bassi, valutati in modo più intenso rispetto a quanto farebbe un adulto. Oltre all’affrontare il dolore e alla ricerca di forza emotiva per andare avanti, viene affrontata anche la tematica LGBTQ+, che aggiunge profondità alla trama.Marin prova amore per la sua migliore amica e, in passato, sembrava che il sentimento fosse reciproco. Questo tema diventa una consapevolezza importante, trattata con delicatezza e sensibilità. Ciò che ho particolarmente apprezzato di questo libro è il lato introspettivo di Marin e la sua capacità di esprimere i suoi sentimenti in modo descrittivo, permettendoci di comprendere le sue azioni, valutazioni e scoperte, nonostante lei stessa abbia vissuto il dolore in prima persona.

Le emozioni di Marin sono descritte con precisione e intensità, attraverso frasi che catturano l’attenzione del lettore. Ho apprezzato molto questo aspetto. Il libro si rivela essere una lettura toccante, coinvolgente ed emozionante. Non riesco a capire perché mi ha ricordato “L’estate dei segreti perduti”, con la stessa profondità emotiva e coinvolgimento della protagonista.(E questo è un ottimo paragone, dato che è un libro che ho adorato.)

Consiglio vivamente questo libro a coloro che amano le storie sulla nostalgia, la consapevolezza del dolore e sulla rinascita. Con una scrittura che tocca le corde emotive, Nina Lacour ci offre un’intensa riflessione sulla sofferenza e sulla capacità di cambiare. Attraverso la storia di Marin, ci dona uno sguardo intimo sulla vita adolescenziale e sulla resilienza necessaria per affrontare le difficoltà. È una narrazione che parla di speranza e di crescita personale, mostrandoci come il dolore possa essere sia una prigione che una chiave per la libertà. Una lettura che può essere specchio per i giovani di oggi, incoraggiandoli a trovare la propria via attraverso le sfide della vita. Per me, questo libro merita indubbiamente 5 stelle.

 

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