Il libro racconta la storia del giocatore spagnolo Borja Valero, nato e cresciuto nella periferia di Madrid nelle vicinanze di un’autostrada. Dalla parte opposta a casa sua c’era un campo immenso di erba verde e fiori colorati dove spesso Borja si divertiva a giocare a pallone.
Crescendo decise di entrare a far parte di una squadra di calcio e sostenuto dai suoi genitori riuscì nell’intento.
Il campo non era dei migliori le porte rotte senza reti e l’erba… beh l’erba non c’era era tutta terra.
Borja dimostrò subito di meritarsi un posto migliore nell’ambito calcistico e dopo qualche anno una delle squadre più importanti lo notò e lo invitò a giocare con loro, la Fiorentina.
Fra la città di Firenze e lo spagnolo fu amore a prima vista.
Borja visse gioie e delusioni in quel campo ma spesso si trovò in contatto con la morte che gli portò via la madre e un compagno di spogliatoio Davide Astori.
Il libro racconta anche dei cattivi rapporti del giocatore con il padre, senza che questo però lo abbia fermato nel suo impegno sportivo. Borja infatti ha continuato a dare il massimo per la maglia viola.
Borja ha ancora bene in mente la coppa Italia che non è riuscito a vincere contro il Napoli.
Quella partita era stata giocata proprio nel giorno in cui è morto il capitano Astori e fu persa dalla Fiorentina.
Questo però non ha compromesso la costanza nel gioco da parte del giocatore che non ha mai smesso di lottare per conquistare le prime posizioni della classifica in serie A.
Borja ora ha cambiato squadra, gioca nel CS Lebowski e dimostra tutt’ora impegno e il coinvolgimento di un grande campione, nella speranza che un giorno potrà gridare vittoria ad una finale di coppa Italia.
