Un altro calcio.

da Cosimo Barlondi
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Inizierei col dire perché ho scelto questo libro…perché sono un malato di pallone. Il calcio a mio avviso è lo sport più bello del mondo perché quando siamo in campo quello che conta sono sono le regole della palla ,senza differenze sociali e culturali ed inoltre perché è uno sport che fa gruppo.

Questo libro è il racconto autobiografico di Borja Valero, un giocatore, ma prima un uomo estremamente semplice ed intelligente dentro e fuori i campi di gioco.

Il libro ripercorre la vita di un bambino diventato poi un grande calciatore ma senza mai perdere di vista quali erano le sue origini, una persona che ha sempre deciso con il cuore, sognando e vivendo il grande calcio ma senza voler vivere mai da star.

Il bambino della carretera ,una specie di autostrada che passava a pochi metri dal letto in cui dormiva, era la Madrid degli anni novanta..

Il calciatore ci dice espressamente che deve il suo grande successo alla famiglia perché i suoi genitori sono stati due grandi maestri di vita.

Da piccolo tifoso del Real, con passione e voglia di giocare al pallone realizza il suo sogno di allenarsi e giocare con la maglia dei blancos.

L’importante non sono i soldi, la fama e la gloria ma quello che conta è la passione, la voglia di farsi dare il pallone e giocare in mezzo al campo.

Il libro non racconta solo gioie ma anche grandi dolori: la morte della madre e la tragica scomparsa di Davide Astori.

L’arrivo a Firenze, la città che lo ha accolto e dove a deciso di rimanere con la sua famiglia e di far crescere i suoi figli perché per Firenze ed anche per Borja il calcio è amore, bellezza e sentimento.

Da Fiorentino e da tifoso della Fiorentina non posso che sentirmi onorato di questa sua scelta; non stiamo parlando solo di un campione ma di un grande uomo!

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