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da Lapo Giorgetti
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La paura può presentarsi in varie forme: la più immediata di queste è sicuramente il terrore che si prova davanti a un qualcosa, può essere un individuo o un luogo, che ci appare pericoloso. Oppure, si può pensare all’inquietudine per le nostre condizioni, che siano di salute o economiche. O ancora, lo spavento acuto ma di breve durata che ci assale quando sentiamo o vediamo qualcosa di inaspettato apparire all’improvviso.

Eppure, nessuna di queste forme è tanto terribile e logorante quanto il doversi nascondere da una minaccia mortale. L’attesa snervante, l’immobilità esasperante, l’attenzione ossessiva ad ogni rumore; questo è solo un assaggio di cosa prova colui che si sta nascondendo dal pericolo. In particolar modo se tale pericolo è vicino, la vittima si sente come sospesa tra la vita e la morte.

Ora, se si prova ad aggiungere a questo tipo di terrore puro quella sgradevole sensazione che in un ambiente apparentemente normale qualcosa non vada, si ottiene la ricetta per un incubo. Infatti, ben poche situazioni sono peggiori di quelle in cui si realizza troppo tardi di essere condannati.

Quindi, immaginate di trovarvi impegnati in una partita di nascondino, ovviamente iniziata per gioco. Poi, realizzare troppo tardi che la posta in gioco è diventata la vostra stessa vita, per motivi a voi ignoti. Infine, sentirsi braccati da qualcosa di invisibile ma pericoloso, determinato a trovare le sue vittime.

In una situazione simile, trovandosi con un gruppo di persone e sapendo che ci può essere un solo superstite, sicuramente non si può pensare a tutti, occorre diventare animali egoisti, focalizzati unicamente sulla propria sopravvivenza, avere come obiettivo solo uscire vivi da una gigantesca trappola. Ecco perché questo è il tipo di terrore più assoluto, perché è capace di far regredire l’uomo a uno stato quasi bestiale, mettendo come posta in gioco la sua vita.

Ma qual è lo scopo di questa assurda competizione? Perché così tante persone devono essere ingannate e condotte alla loro inevitabile fine? Certamente dev’esserci un motore dietro le quinte, un burattinaio che muove i fili degli ignari burattini. Che sia per un bene superiore? E se invece fossero pochi eletti a trarre beneficio dalla carneficina? O magari il tutto è organizzato per puro sadismo?

Queste sono solo alcune delle domande che si sollevano dietro a una tale vicenda. Una vicenda degna di un incubo; una vicenda che racconta della forma più pura di terrore, con la quale le vittime devono imparare rapidamente a convivere; una vicenda di rituali antichi, passati foschi e tensione crescente. La vicenda di “Hide”.

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