Recensione su una realtà malata

da Sofi008
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“Padrenostro” è un libro che parla indubbiamente della libertà violata, uno dei diritti dell’essere umano violato, come succede da molte parti del mondo ancora oggi.

Questo libro è ambientato a Napoli, in Italia, in una famiglia i quali ideali sono molto diversi da quelli a cui noi tutti siamo abituati, infatti è tra un estrema comunità religiosa che cresce Elisa, protagonista della nostra storia. Una ragazza di 21 anni che non ha potuto godersi l’esperienza adolescenziale a dovere, e neanche quella di qualunque suo coetaneo di 20 anni. La sua amica Fortuna per tutta la durata del libro, potremmo definirla una sorta di “ancora di salvezza” per la stessa Elisa, l’amica infatti porta la spensieratezza e una figura su cui Elisa può contare per fuoriuscire dalla tormentosa situazione familiare.

Sicuramente il padre di Elisa, Vincenzo, è la figura di riferimento nella famiglia, sono tutti sottomessi a lui, una famiglia che definiremo “patriarcale”. Un’altra tematica importante in cui mi vorrei soffermare è indubbiamente quella della violenza sulle donne, un fatto di cui, a mio parere, non si dovrebbe mai smettere di parlare. Nel libro si può percepire il peso e l’angoscia a cui è sottoposta la moglie di Vincenzo, lei non può dire la sua e deve sempre accertarsi di non dire o fare le cose che per il marito sono intollerabili, vive, come molte donne nel mondo, una situazione che l’ha portata a non poter vivere la vita a pieno, essendo stata messa incinta e sposa ancora giovane con un ragazzo che neanche conosceva granchè e con 6 figli a cui ha dovuto badare possiamo capirlo.

Nel libro è stata scritta una scena molto forte ovvero quello dello stupro di Giulia, sorella di Elisa. Nell’inchiostro delle pagine ho subito percepito la paura e l’orrore che provano, e hanno provato, milioni di donne, sento dire che molte di esse si colpevolizzano di avvenimenti simili e questa cosa non dovrebbe accadere.

 

Spero vivamente che ci sarà un giorno in cui le donne non dovranno più avere paura a camminare in strada da sole, avranno la libertà di vestirsi come preferisce senza che seminano paura. Giulia è una donna forte, lei non voleva entrare in quella serra di notte, non voleva restare da sola con vecchio giardiniere e invece lo ha fatto, lo spavento che ha percepito e la tetra immagine di una pianta di rosa appassita nel momento della violenza è tutto raccontato parola per parola in quelle pagine e trasmesso al lettore come delle secchiate d’acqua ghiacciata, non siamo abituati eppure dovremmo parlare di più di queste tematiche perché ci sono veramente troppe cose da dire. 

Nel corso di questo libro Elisa sblocca la mentalità offuscata dagli atteggiamenti con cui aveva vissuto per tutta la vita, capisce che è sbagliato il funzionamento di quella famiglia. I fratelli Caiazzo non hanno libertà di scelta, nel corso del libro osserviamo come Vittorio, fratello di Elisa, non abbia potuto sposare la persona che amava veramente e questo è solo uno dei tanti episodi che accada. 

Elisa non decide di scappare come sua sorella ma riesce a capire di dover aiutare i suoi fratelli a “sbloccarsi” ed è quella la strada che prende alla fine del libro. Non può lasciare che il padre continui così.

Questo libro l’ho trovato molto scorrevole nonostante i temi forti che affronta, la storia è geniale e affronta molti temi come già detto. Sono contenta di averlo letto perché mi ha fatto anche riflettere su cosa vuol dire essere liberi, quindi finisco questa recensione con una citazione che mi ha particolarmente colpito.

Ai ragazzi deve essere insegnato come pensare non cosa pensare

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