Libernauta

INTERVENTI 57 Di isole, gare e trampolini Marco Magnone scrittore L o confesso, adoro le competizioni. Il gusto della sfida di misurarsi con gli altri e allo stesso tempo con se stessi mi affascina, l’ha sempre fatto; qualunque fosse l’oggetto della contesa, da quelle sportive a quelle gastronomiche, e il livello, quelle tra amici cui ognuno di noi ha partecipato e quelle cui abbiamo assistito in tele- visione. Con un’unica grossa eccezione: le competizioni riguardanti i linguaggi espressivi in ogni loro forma. Per una banalissima ragione. Un romanzo, un disegno, una canzone, un film a parer mio dovrebbero preoccuparsi di fare una sola cosa: raccontare una storia in grado di suscitare emozioni nei propri lettori, ascoltatori o spettatori. Ma come possono essere misurate le emozioni? Quali criteri oggettivi possono stabilire le parole, note o immagini in grado di fare meglio il proprio lavoro, ordinandole in una classifica? A differenza delle reti messe a segno in una partita di calcio, o dei tempi segnati in una gara di ciclismo, credo non esistano perché ognuno di noi, in quanto consumatori di storie ed emozioni, è un mondo a sé. Attenzione, con ciò non intendo mettere in dubbio nemmeno un briciolo dell’autorevolezza dei diversi premi letterari – per restare nel campo di cui ho la fortuna di occuparmi – che ogni anno permettono a stimati colleghi di raccogliere i frutti delle loro fatiche. Anche perché sarebbe ipocrita da parte mia non ammettere che – prima o poi, se saprò meritarlo – non sarebbe affatto male trovarsi in una situazione del genere. Quello che intendo è sempli- cemente sottolineare la difficoltà di operare scelte che hanno a che

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